Tinture…ecologiche

Noi de Il fuso recuperato siamo molto curiose e sperimentiamo per capire fino in fondo i processi che interessano il settore tessile. Ci piace l’idea che l’intera filiera passi dalle nostre mani che alla sera sanno ancora di lanolina o di aceto o di fiori essiccati, terra, letame. Ci piace quando possiamo dire che un filato o un tessuto l’abbiamo realizzato interamente noi…l’abbiamo immaginato…e dopo un lungo viaggio è ora sotto ai nostri occhi. Ci piace dare attenzione a tutti gli attori di questo spettacolo: dare un ciuffo d’erba alla pecora che attende la tosa, curare minuziosamente la semina della reseda, coprire la testolina di un bambino con un cappello di lana fatto a mano.

I nostri gesti, le nostre scelte, sono dettate da un percorso che abbiamo deciso di percorrere insieme e che abbiamo riassunto nello statuto dell’associazione. Un aspetto che vorremmo condividere in questo articolo è la scelta delle materie prime per la tintura.

Due sono i motivi principali che hanno influenzato questa scelta: il primo è la passione che ci spinge a voler dire “l’ho creato io e ne ho sperimentato i passaggi”. Il secondo è legato ad una questione ecologica. Da Enciclopedia Treccani: “ecologia: studio delle interrelazioni che intercorrono fra gli organismi e l’ambiente che li ospita”. E ci chiediamo per assurdo: Quale interrelazione c’è tra una pecora pomarancina e un albero di campeggio che viene abbattuto in Messico o in Africa o in India? (La prima ci fornisce ottima lana per la nostra associazione e il secondo potrebbe fornire una brillante tintura viola…che noi però abbiamo scelto di non usare).

Provare a rifornirsi di tutte le materie prime per la tintura non è semplice, ma ogni anno sperimentiamo e facciamo passi avanti per capirne a fondo l’origine, le caratteristiche, le possibilità di coltivazione. La reperibilità delle materie prime in un ambiente il più possibile ristretto, vicino a dove abitiamo, ci spinge a studiare il paesaggio in cui viviamo, ad accontentarci dei colori che appartengono a questo territorio, a meravigliarci di quante specie vegetali tingono e a dedicare qualche ora ad una passeggiata o a una vigorosa zappata. Per ora non siamo interessate all’utilizzo di piante coltivate per l’alimentazione, legno di alberi esotici o prodotti dei quali non conosciamo la provenienza e la storia.

Fonti di materie prime per la tintura che utilizziamo:

  1. Coltivazione (robbia, isatis, poligono, cosmos, reseda, solidago)
  2. Raccolta spontanea (alaterno, mallo di noce, solidago)
  3. Scarti di alimenti (melograno, cipolla)
  4. Acquisto da altri fornitori (indaco da progetti sostenibili, robbia, reseda)

Per arrivare ad utilizzare materiali quasi tutti “nostri” possiamo dire di aver fatto una ricerca che dura da anni e da anni collezioniamo semi, parti di piante ed informazioni.

Non tutti hanno la possibilità, il tempo, lo spazio o semplicemente la volontà di esserci in ogni parte della filiera, ma la consapevolezza dell’origine dei materiali rientra in un discorso di sostenibilità che per noi sta alla base delle tinture naturali.

Cosmos sulphureus
Raccolta di capolini di Cosmos sulphureus

Primi passi

In questo periodo di bilanci e buoni propositi esce la nostra video intervista su la Repubblica.it, firmata Chiara Tarfano:

https://video.repubblica.it/edizione/firenze/lana-in-toscana-da-rifiuto-a-risorsa/323228/323849

capita così che io superi la mia “paura del foglio bianco” e cominci a raccontarvi qualcuna delle nostre avventure:

Qualche anno fa, studiando e coltivando erbe e ortaggi per raggiungere l’autosufficienza, m’imbatto in un fiorellino azzurro/lilla, spuntato per caso nel mio orto. Cerca e chiedi a destra e a manca, raggiungo la certezza che sia LINO.

Col cuore in gola, diffondo la lieta novella a parenti e amici: “Lino, capite? quello con il quale si fanno quei freschi abiti estivi che amo!”

Quindi, mi chiedo, c’è la possibilità di avere indumenti di lino prodotti qui in Toscana???

Le indagini successive (presso il Linificio Italiano) mi riportano all’amara realtà che questa fibra, sebbene ampiamente coltivata in Italia in passato, ormai si lascia crescere e si lavora solo in Francia, Lituania, Marocco….che per quanto siano adorabili paesi son parecchio lontani, ahimè, per esser considerati Km 0.

Ma ormai avevo aperto il vaso di Pandora, quindi non potevo fare altro che incanalare la mia passione per le autoproduzioni nella direzione tessile, si trattasse di lino, canapa, cotone o lana e coinvolgendo chiunque mi capitasse a tiro.

A tal proposito vorrei ringraziare tutti coloro che, volenti o nolenti, hanno contribuito e contribuiranno a questo percorso, nella ricerca, nella sperimentazione, nella condivisione di saperi e tecniche, regalandoci semi o anche solo un po’ di sana curiosità. Questo significa che chiunque legga può contattare ‘il fuso recuperato’ per qualsiasi tipo di domanda o collaborazione, yeeeah!

Vi abbraccio tutte e tutti e vi auguro un appagante e sereno 2019

Leda