Con la lana recuperata possiamo ottenere…filato!

Vi presentiamo uno dei primi prodotti nati nella nostra Associazione.
Si tratta del FILATO DI PURA LANA TOSCANA VERGINE.

Filato grosso
Filato fine

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta di un filato che per la maggior parte abbiamo ricavato da lana di prima tosa di pecora pomarancina, razza ovina valorizzata da un Consorzio. Per le lunghezze: 100 – 105m/hg di filato grosso e 285 – 290m/hg di filato fine. Per la lavorazione ai ferri suggeriamo i n.6-8 per il filato grosso e il n° 4 per quello fine. Ma come siamo arrivate a questo risultato? Il primo passo è stato quello di contattare gli allevatori e andare da loro a recuperare la lana sucida durante la tosa (operazione necessaria per il benessere dell’animale). E’ fondamentale selezionare il vello separando la lana più pregiata e più pulita dal pelo corto e molto sporco. Questo passaggio che si fa manualmente e per il quale serve una certa esperienza si chiama cernita. Il materiale ottenuto è abbastanza lontano da quello che poi sarà il filato: escrementi, pezzi di paglia e foglie, terra, semi e pelame grossolano (giarra) sono attaccati al vello delle pecore e con pazienza vanno eliminati con il lavaggio. Anche la lanolina, il grasso che protegge la pelle delle pecore, va eliminata attraverso questo passaggio. Noi lo facciamo esclusivamente con acqua calda, lisciva di cenere ed aceto. Quello che otteniamo sono fiocchi di lana lavata. A questo punto la lana viene cardata. Parte della lana viene cardata a mano con piccole cardatrici e parte di essa viene portata alla filanda Silio Giannini. Dopo la cardatura abbiamo finalmente il passaggio della filatura. Anche in questo caso riusciamo a filare a mano piccole quantità e la maggior parte del filato andiamo a recuperarla alla filanda Giannini. Ecco che la trasformazione è compiuta e il nostro filato in pura lana toscana è pronto per diventare ciò che desiderate!

E se non avessimo recuperato questa lana? Sarebbe diventata un rifiuto speciale, niente filato.

Se desiderate creare un manufatto con questo filato, ma non avete mai lavorato con i ferri o l’uncinetto rimanete aggiornati/e sui nostri laboratori! Inoltre potete partecipare con noi ad ognuno dei passaggi di questa filiera oppure creare la vostra piccola filiera con i nostri consigli!

Per il lavaggio di questo manufatto: lavare a mano con sapone neutro.Gli sbalzi di temperatura infeltriscono la lana, consigliamo quindi, per semplicità, di utilizzare acqua fredda.

Durante la tosa
Una tosata e una no
Cernita
Cardatura

 

 

 

 

 

 

 

Tinture…ecologiche

Noi de Il fuso recuperato siamo molto curiose e sperimentiamo per capire fino in fondo i processi che interessano il settore tessile. Ci piace l’idea che l’intera filiera passi dalle nostre mani che alla sera sanno ancora di lanolina o di aceto o di fiori essiccati, terra, letame. Ci piace quando possiamo dire che un filato o un tessuto l’abbiamo realizzato interamente noi…l’abbiamo immaginato…e dopo un lungo viaggio è ora sotto ai nostri occhi. Ci piace dare attenzione a tutti gli attori di questo spettacolo: dare un ciuffo d’erba alla pecora che attende la tosa, curare minuziosamente la semina della reseda, coprire la testolina di un bambino con un cappello di lana fatto a mano.

I nostri gesti, le nostre scelte, sono dettate da un percorso che abbiamo deciso di percorrere insieme e che abbiamo riassunto nello statuto dell’associazione. Un aspetto che vorremmo condividere in questo articolo è la scelta delle materie prime per la tintura.

Due sono i motivi principali che hanno influenzato questa scelta: il primo è la passione che ci spinge a voler dire “l’ho creato io e ne ho sperimentato i passaggi”. Il secondo è legato ad una questione ecologica. Da Enciclopedia Treccani: “ecologia: studio delle interrelazioni che intercorrono fra gli organismi e l’ambiente che li ospita”. E ci chiediamo per assurdo: Quale interrelazione c’è tra una pecora pomarancina e un albero di campeggio che viene abbattuto in Messico o in Africa o in India? (La prima ci fornisce ottima lana per la nostra associazione e il secondo potrebbe fornire una brillante tintura viola…che noi però abbiamo scelto di non usare).

Provare a rifornirsi di tutte le materie prime per la tintura non è semplice, ma ogni anno sperimentiamo e facciamo passi avanti per capirne a fondo l’origine, le caratteristiche, le possibilità di coltivazione. La reperibilità delle materie prime in un ambiente il più possibile ristretto, vicino a dove abitiamo, ci spinge a studiare il paesaggio in cui viviamo, ad accontentarci dei colori che appartengono a questo territorio, a meravigliarci di quante specie vegetali tingono e a dedicare qualche ora ad una passeggiata o a una vigorosa zappata. Per ora non siamo interessate all’utilizzo di piante coltivate per l’alimentazione, legno di alberi esotici o prodotti dei quali non conosciamo la provenienza e la storia.

Fonti di materie prime per la tintura che utilizziamo:

  1. Coltivazione (robbia, isatis, poligono, cosmos, reseda, solidago)
  2. Raccolta spontanea (alaterno, mallo di noce, solidago)
  3. Scarti di alimenti (melograno, cipolla)
  4. Acquisto da altri fornitori (indaco da progetti sostenibili, robbia, reseda)

Per arrivare ad utilizzare materiali quasi tutti “nostri” possiamo dire di aver fatto una ricerca che dura da anni e da anni collezioniamo semi, parti di piante ed informazioni.

Non tutti hanno la possibilità, il tempo, lo spazio o semplicemente la volontà di esserci in ogni parte della filiera, ma la consapevolezza dell’origine dei materiali rientra in un discorso di sostenibilità che per noi sta alla base delle tinture naturali.

Cosmos sulphureus
Raccolta di capolini di Cosmos sulphureus

Studio e coltivazione delle piante tintorie

Quest’anno eravamo prontissime, grazie ad un piccolo vivaio improvvisato, per fare la prima vera prova di coltivazione di varie specie tintorie. I semi li abbiamo trovati qua e là, scambiando, raccogliendo.

Data la situazione, il campo destinato a questa sperimentazione, si riempirà di rigogliose infestanti e si riposerà.

Abbiamo messo in un piccolo orto alcune piantine che ormai necessitavano di essere trapiantate e che manderemo “a seme” così per il prossimo anno la primavera ci troverà preparate!

Ricordiamo che le piante tintorie sono moltissime: alcune storicamente più usate e coltivate, altre reperibili in natura altre ancora si trovano probabilmente della nostra cucina. Foglie di carota, bucce di cipolla dorata, bucce di melograno (ora un po’ fuori stagione…), possono essere materie prime preziose per la produzione di colori vivaci e stabili. Non ci sono più scuse per non sperimentare e sfruttare queste giornate lente e casalinghe…ora poi che spediamo anche la nostra lana…!!!

 

Sorprendente lana

Ho trovato tante informazioni riguaro le proprietà fisiche della lana sul sito www.latineola.it  ne riporto alcune particolarmente interessanti, ringraziando Anna Pecoraro per la libera condivisione.

“Se si osserva una fibra di lana al microscopio si può notare come assomigli a una pigna. La sua struttura esterna infatti è un rivestimento di scaglie sovrapposte fra loro come le tegole di un tetto, fatte di una sostanza proteica detta cheratina. Quasi la stessa sostanza presente anche nei capelli e nelle unghie.” Questa struttura fa sì che le fibre di lana si leghino durante la torsione della filatura. Anche durante le operazioni di infeltrimento ad acqua sono le scaglie esterne che si aprono con acqua calda e sapone per agganciarsi le une alle altre, dando al “tessuto non tessuto” una resistenza eccezionale.

“Sotto il rivestimento esterno le cellule formano una struttura detta a mattoni e calce, perchè ricorda molto da vicino quella dei muri. Struttura che rende la fibra molto robusta. Alcune lane di minor finezza, oltre alla cuticola esterna e alla corteccia interna, contengono un midollo centrale molto poroso; la fibra che ne risulta è più leggera e assai più gonfia. La lana è la fibra più igroscopica che esista, è cioè in grado di assorbire vapore acqueo fino a un terzo del suo peso senza dare la sensazione di bagnato. Questo succede perchè la fibra è composta di aminoacidi in grado di attrarre e incorporare molecole di acqua nella struttura della fibra stessa, a differenza per esempio della spugna, che ha un assorbimento di natura capillare.
Quindi in caso di clima umido o di intensa sudorazione, la lana attiva un processo di traspirazione per cui assorbe l’umidità e la restituisce all’ambiente.
Così un tappeto o una moquette di lana possono servire a regolare l’umidità di una stanza e a prevenire che l’umidità di bagni, lavaggi e cotture deteriori la tappezzeria o l’arredamento; un capo di abbigliamento in lana assorbe momentaneamente il sudore e poi lo trasferisce all’esterno, fornendo così una termoregolazione.
Allo stesso modo un cappotto di lana, esposto a temperature fredde, comincia ad assorbire umidità e anzichè raffreddarsi aumenta di 2-3 gradi la sua temperatura: questa reazione ritarda fino a 4 ore il raffreddamento del tessuto, dando modo al corpo umano di adattarsi gradualmente alla nuova situazione ambientale.
Visto che la lana ha un potere di assorbimento così elevato, perchè non ci sono, per esempio, asciugamani di lana? Semplice: la lana assorbe il vapore acqueo, ma non l’acqua e quindi è idrorepellente . La materia cerosa e grassa che riveste le fibre e che non viene eliminata neppure dai solventi usati nel lavaggio a secco, rende la lana repellente ai liquidi.
La lana si rivela più resistente allo sporco, soprattutto alla polvere. Ciò è dovuto alla sua scarsa elettricità statica: cioè ne accumula poca e di conseguenza attira poca polvere. Questa qualità della lana si può constatare ogni volta che si passa l’aspirapolvere sul tappeto o sulla moquette. Sono proprio le scaglie che rivestono le fibre di lana a impedire che la polvere penetri a fondo: un trucchetto che serve alla pecora per non sporcare il suo pelo e agli esseri umani per rimuovere la polvere in fretta, con un semplice aspirapolvere.

Ma la principale caratteristica della lana è quella di tenere caldo, cioè di avere un elevato potere di isolamento termico. Ma, qui sta la straordinaria qualità della lana: l’isolamento è possibile sia contro il freddo che contro il caldo.
I beduini del deserto sopportano di giorno le temperature più elevate del mondo e di notte il freddo del deserto proteggendosi con un barracano di lana.” Oltre a non rilasciare microplastica al lavaggio come il pile, la lana è anche versatile! “L’isolamento termico di un tessuto è in sostanza la quantità di aria che le sue fibre riescono ad intrappolare: più aria catturano, maggiore è il potere isolante. Mediamente un tessuto per l’abbigliamento si compone per tre quarti di aria e per un quarto di fibra, mentre in una coperta di lana si trova solo un 10 per cento di fibra contro un 90 per cento di aria.
Le scaglie della lana danno alla fibra una certa ruvidezza e con i loro interstizi ne aumentano la superficie. Il risultato è che le fibre di lana riescono a immagazzinare e a trattenere una maggiore quantità di aria.”

“C’è anche da dire che la lana possiede un elevato potere ignifugo: prende fuoco con difficoltà, non propaga la fiamma, sviluppa poco calore e poco fumo. Ma soprattutto non si scioglie, evitando così pericolose ustioni da materiale incandescente.
Per questo motivo sono in genere di lana i tessuti d’arredamento che rivestono aerei, treni, pullman, cinema e locali pubblici.

La resilienza, ossia la capacità che ha la lana di ritornare allo stato originario anche dopo una pressione prolungata, la si può constatare osservando come l’impronta di un grosso mobile sulla moquette scomparirà poche ore dopo che lo si è spostato. Così pure non occorre fare molta fatica per stirare un capo di lana. Quando viene a contatto con il calore, e in special modo con l’umidità del vapore, la cheratina contenuta nella lana subisce dei mutamenti chimici, diventa più facilmente deformabile e dunque più docile alla stiratura. Non appena cessa l’azione del vapore i legami chimici si ricostituiscono e il tessuto assume la posizione data con il ferro da stiro.”

Se lungo il processo di lavorazione viene trattata con sostanze biodegradabili e non mescolata a fibre sintetiche, alla fine della sua utilità tessile la lana è anche compostabile. Si può utilizzare anche per pacciamature, scegliendo accuratamente le zone dove posizionarla, oppure infeltrendola e creando dei “pannelli” che si possano spostare agevolmente, perchè impiega comunque tempo per disgregarsi, quindi potrebbe intralciare i lavori di fresatura. 

Ricapitolando: resistente, igroscopica, traspirante, idrorepellente, produce scarsa elettricità statica, isolante, ignifuga, resiliente, compostabile… ..davvero sorprendente!

Leda

Primi passi

In questo periodo di bilanci e buoni propositi esce la nostra video intervista su la Repubblica.it, firmata Chiara Tarfano:

https://video.repubblica.it/edizione/firenze/lana-in-toscana-da-rifiuto-a-risorsa/323228/323849

capita così che io superi la mia “paura del foglio bianco” e cominci a raccontarvi qualcuna delle nostre avventure:

Qualche anno fa, studiando e coltivando erbe e ortaggi per raggiungere l’autosufficienza, m’imbatto in un fiorellino azzurro/lilla, spuntato per caso nel mio orto. Cerca e chiedi a destra e a manca, raggiungo la certezza che sia LINO.

Col cuore in gola, diffondo la lieta novella a parenti e amici: “Lino, capite? quello con il quale si fanno quei freschi abiti estivi che amo!”

Quindi, mi chiedo, c’è la possibilità di avere indumenti di lino prodotti qui in Toscana???

Le indagini successive (presso il Linificio Italiano) mi riportano all’amara realtà che questa fibra, sebbene ampiamente coltivata in Italia in passato, ormai si lascia crescere e si lavora solo in Francia, Lituania, Marocco….che per quanto siano adorabili paesi son parecchio lontani, ahimè, per esser considerati Km 0.

Ma ormai avevo aperto il vaso di Pandora, quindi non potevo fare altro che incanalare la mia passione per le autoproduzioni nella direzione tessile, si trattasse di lino, canapa, cotone o lana e coinvolgendo chiunque mi capitasse a tiro.

A tal proposito vorrei ringraziare tutti coloro che, volenti o nolenti, hanno contribuito e contribuiranno a questo percorso, nella ricerca, nella sperimentazione, nella condivisione di saperi e tecniche, regalandoci semi o anche solo un po’ di sana curiosità. Questo significa che chiunque legga può contattare ‘il fuso recuperato’ per qualsiasi tipo di domanda o collaborazione, yeeeah!

Vi abbraccio tutte e tutti e vi auguro un appagante e sereno 2019

Leda