Studio e coltivazione delle piante tintorie

Quest’anno eravamo prontissime, grazie ad un piccolo vivaio improvvisato, per fare la prima vera prova di coltivazione di varie specie tintorie. I semi li abbiamo trovati qua e là, scambiando, raccogliendo.

Data la situazione, il campo destinato a questa sperimentazione, si riempirà di rigogliose infestanti e si riposerà.

Abbiamo messo in un piccolo orto alcune piantine che ormai necessitavano di essere trapiantate e che manderemo “a seme” così per il prossimo anno la primavera ci troverà preparate!

Ricordiamo che le piante tintorie sono moltissime: alcune storicamente più usate e coltivate, altre reperibili in natura altre ancora si trovano probabilmente della nostra cucina. Foglie di carota, bucce di cipolla dorata, bucce di melograno (ora un po’ fuori stagione…), possono essere materie prime preziose per la produzione di colori vivaci e stabili. Non ci sono più scuse per non sperimentare e sfruttare queste giornate lente e casalinghe…ora poi che spediamo anche la nostra lana…!!!

 

Primi passi

In questo periodo di bilanci e buoni propositi esce la nostra video intervista su la Repubblica.it, firmata Chiara Tarfano:

https://video.repubblica.it/edizione/firenze/lana-in-toscana-da-rifiuto-a-risorsa/323228/323849

capita così che io superi la mia “paura del foglio bianco” e cominci a raccontarvi qualcuna delle nostre avventure:

Qualche anno fa, studiando e coltivando erbe e ortaggi per raggiungere l’autosufficienza, m’imbatto in un fiorellino azzurro/lilla, spuntato per caso nel mio orto. Cerca e chiedi a destra e a manca, raggiungo la certezza che sia LINO.

Col cuore in gola, diffondo la lieta novella a parenti e amici: “Lino, capite? quello con il quale si fanno quei freschi abiti estivi che amo!”

Quindi, mi chiedo, c’è la possibilità di avere indumenti di lino prodotti qui in Toscana???

Le indagini successive (presso il Linificio Italiano) mi riportano all’amara realtà che questa fibra, sebbene ampiamente coltivata in Italia in passato, ormai si lascia crescere e si lavora solo in Francia, Lituania, Marocco….che per quanto siano adorabili paesi son parecchio lontani, ahimè, per esser considerati Km 0.

Ma ormai avevo aperto il vaso di Pandora, quindi non potevo fare altro che incanalare la mia passione per le autoproduzioni nella direzione tessile, si trattasse di lino, canapa, cotone o lana e coinvolgendo chiunque mi capitasse a tiro.

A tal proposito vorrei ringraziare tutti coloro che, volenti o nolenti, hanno contribuito e contribuiranno a questo percorso, nella ricerca, nella sperimentazione, nella condivisione di saperi e tecniche, regalandoci semi o anche solo un po’ di sana curiosità. Questo significa che chiunque legga può contattare ‘il fuso recuperato’ per qualsiasi tipo di domanda o collaborazione, yeeeah!

Vi abbraccio tutte e tutti e vi auguro un appagante e sereno 2019

Leda